LA SARDEGNA
Spiagge della Sardegna
Geremeas:
Per quelli di voi che che apprezzano un ambiente sano pulito ed attrezzato in prossimità del mare aperto, Geremeas li soddisferà. Queste sono due squisite e vaste spiagge e sono azionamento della mezz'ora giusta da Cagliari. |
Villasimius
Some of Sardinia's most sensational beaches are to be found in the vicinity of the traditional coastal village of Villasimius. Fantastic views over the coastline can be seen from the light tower. |
Chia:
Baia Chia resembles the dreamy beaches of the Caribbean. Towering white sand dunes and crystal clear waters make this coastal stretch one of Sardinia's highlights |
Vuoi trascorrere le tue ferie in questo incantevole luogo ad un prezzo ragionevole comprando o affittando una casa, villa o appartamento? |
Pula:
One of the most magical as well as diversified stretches of coastline in Sardinia is to be found in Pula. Balmy beaches and coves, Roman excavations and blindingly white sand dunes endow the area with its richness. |
Poetto Cagliaris Beaches:
Only a few kilometres away from Sardinia's capital are endless beaches to be found, where you can relax, stroll around or just sunbathe. A place where the stresses and strains of city life are easily forgotten. |
San Teodoro:
The shooting star of Sardinia's beach resorts! The one time fishing village of San Teodoro now lures sun worshippers, active holiday-makers and night lovers from all around the world to its snow-white beaches. |
Smeralda Coast ( Costa
Smeralda ):
The "Emerald Coast" is not only widely celebrated as a playground for the rich and famous, but also for its unrivalled beaches and secluded coves. |
Costa Rey: Le spiagge della Costa Rey, ovvero "il litorale dei re" in Sardegna sud orientale è famoso per le sue acque di color turchese e le traslucide spiagge sabbiose di colore bianco che sembrano non finire mai. |
Spiaggia di Sant'Elmo:
Sant Elmo è situato nella parte del sud orientale della costa Rei. A S. Elmo scoprirete le dune pittoresche della sabbia così come il segreto misterioso del deserto, anche nell'alta stagione. Le acque blu turchese e le sue formazioni rocciose bizzarre. |
San Teodoro:
The shooting star of Sardinia's beach resorts! The one time fishing village of San Teodoro now lures sun worshippers, active holiday-makers and night lovers from all around the world to its snow-white beaches. |
Portobello:
Portobello è situato sfrenatamente sul litorale nordico romantico della Sardegna. Con una destra bella della spiaggia fuori del portello anteriore, così come molti altri nelle vicinanze adiacenti, questo è piacere dello swimmer dell'oceano. |
Sebbene frequentata sin dalla preistoria (iprimi
insediamenti umani si fanno risalire intorno al 6.000-5.000 a.C.),
l'isola non ha mai elaborato una forma
associativa unitaria. La traccia dell'insediamento è di conseguenza
estremamente frammentata, come testimoniano i tanti piccoli villaggi
disseminati nel territorio, espressione di un assetto civico sociale
organizzato per comunità e gruppi tribali di modesta entità. Prehistory Geologicamente,
a Sardegna è una delle terre più antiche in Europa, probabilmente
visitata dall'Uomo nel Palaeolitico ma certamente abitata in modo
permanente soltanto molto successivamente nell'età neolitica,
intorno 6000 A.C. I primi uomini si stabilirono in Gallura, nella
Sardegna del Nord arrivando dal continente italiano e, in particolare,
dall' Etruria. Coloro che hanno popolato la regione centrale dell'isola
intorno ai laghi di Cabras e S. Giusta, sembrano che arrivassero
invece dalla penisola iberica attraverso le isole Baleari. Mentre
i fondatori dei primi insediamenti intorno al golfo di Cagliari erano
ben più che un occasionale singolo accampamento. Nel trascorrere
del tempo, la gente sarda si è stato unita nella lingua e nelle abitudini
tuttavia rimanendo divisa politicamente in varie organizzazioni tribali,
che talvolta legavanoo insieme, mentre in altri periodi erano in
guerra tra loro. Le tribù hanno vissuto in villaggi composti oggi
delle capanne di pietra thatched rotonde, simile a pinnate degli
shepherds. Dal 1500 A.C. circa in avanti i villaggi nuragici
erano costruiti ai piedi di un nuraghe più grande denominante
di forma tronco-conica. I contorni dei territori tribali venivanoi
custoditi da più piccoli nuraghi di vedetta eretti su colline strategiche
da cui si potessero controllare eventuali movimenti nemici. Oggi il
paesaggio sardo è ancora puntellato da circa 7000 nuraghi. E' forse il caso di ricordare che il regno ebbe pure, in epoca tarda, un inno nazionale: Su hinnu Sardu Nationale, che fu eseguito per la prima volta nel Teatro Civico di Cagliari il 20 febbraio 1844.Il cui testo dell'inno recita: Conservet
Deus su Re Salvet
su Regnu Sardu Et
gloria a' s'istendardu Concedat
de su Re. Fu eseguito l'ultima volta ufficialmente nel 1937 dal coro della Cappella Sistina, diretto da Lorenzo Perosi, per espresso desiderio di Vittorio Emanuele III. In periodo contemporaneo, che prolunga all'oggi la statualità sarda, è stato suonato dalla banda dei Carabinieri al Quirinale il 29 maggio 1991 in omaggio all'origine sassarese del presidente Francesco Cossiga. Infine, è stato eseguito al momento delle sue dimissioni da Capo dello Stato il 28 aprile 1992. |
Gastronomia Sarda
La cucina sarda è profondamente
animata dai prodotti naturali della terra e del mare, unendo i piatti
dell'antica tradizione pastorale e contadina a quelli di origine
marinara, il cui sapore viene esaltato dagli aromi e dai profumi
delle essenze mediterranee dell'isola. Riguardo al pesce le varianti sono innumerevoli. L'aragosta è preparata
con gli agrumi ad Alghero, con i pomodorini a Bosa, arrosto a Sant'Antioco,
con la Vernaccia a Santa Teresa di Gallura. |
|
Le nostre attuali paste secche devono aver avuto origine proprio dalle paste sarde essiccate all'aria e al sole. I migliori esempi sono la fregula, che si mangia nel cagliaritano insieme alle arselle ed è una pasta di semola lavorata in piccole palline; i "culurgiones", ravioli dai più vari ripieni (ricotta, zafferano, menta, carne, gamberetti); i "malloreddus", tipici gnocchetti sardi, che si gustano conditi con sugo di suino. Ma è sulla lavorazione del pane che la tradizione sarda difende e valorizza meglio la qualità della sua farina ed ogni zona dell'isola esprime nelle tecniche e nelle forme le sue specificità. così a Sanluri si gusta il "civraxiu", a Ozieri la "spianata", in Ogliastra il "pistoccu". Ma su tutti vale la pena di menzionare il "pane carasau", che si presenta in sottili strati di pasta biscottata ed è per questo anche chiamato "carta da musica". Tipico della Barbagia, rappresenta il pasto della transumanza insieme con la sua variante altrettanto nota, il "pane frattau", una sorta di torta di pane carasau cotto con salsa di pomodoro, pecorino e uova in camicia. Infine i dolci. Le "sebadas" sono ravioloni tondi riempiti di formaggio, fritti e ricoperti di miele. A Ozieri si mangiano i "sospiri", mentre Tonara è la patria del torrone sardo. E poi i "gueffus" e i "candelau" nel Campidanese, i "piricchittus" e le "pabassinas" in Barbagia, gli amaretti e le formaggelle in tutta l'isola. |
VINI DELLA SARDEGNA
Nella suggestiva isola italiana, custode di tradizioni e culture millenarie, il vino ha sempre rappresentato una risorsa importante, una storia antica che ancora oggi è capace di sorprendere |
La Sardegna è certamente uno dei luoghi più incantevoli d'Italia, non solo per le meraviglie naturali che si trovano in quest'isola, ma anche per le sue antichissime e ricche tradizioni; un patrimonio indissolubile dalla cultura, dai luoghi e dalla gente che la abitano. Ricche tradizioni e culture si trovano anche nell'antico patrimonio gastronomico, fatto dalle tante tradizioni che si trovano nelle diverse aree e località della Sardegna, unitamente al vino, che in questa terra rappresenta un importante elemento di identità e di storia. Dai vini bianchi fino ai rossi, un percorso enologico che passa anche per le altre tipologie e, fra queste, autentiche rarità, straordinari rappresentanti dell'enologia dell'isola, come la Malvasia di Bosa e la Vernaccia di Oristano. Due meravigliosi esempi di vini dallo straordinario gusto antico, che esprimono il meglio di sè con lunghi tempi di maturazione. La Sardegna ha degni rappresentanti anche in altri vini - o per meglio dire - in altre uve. Il Vermentino è l'uva bianca più celebre dell'isola e dalla quale si producono - nell'intero territorio della regione - ottimi vini. Il Cannonau resta ancora l'uva a bacca rossa più celebre dell'isola, anche se da diversi anni stanno salendo alla ribalta altre due uve che hanno saputo dare eccellenti prove di loro nella produzione di vino: Carignano e Bovale. La ricchezza di uve in Sardegna va ben oltre quelle già citate e che rappresentano le più conosciute fuori dalla regione. La Sardegna possiede infatti un patrimonio di uve autoctone piuttosto interessante e, nonostante molte di queste siano state introdotte dagli Spagnoli, dopo secoli di adattamento nel territorio, oggi si considerano fra le uve tipiche della regione. Non mancano, ovviamente, le cosiddette uve internazionali e che spesso si uniscono alle varietà locali, e perfino uve tipiche di altre regioni italiane, come Nebbiolo, Sangiovese, Montepulciano e Barbera. Secondo studi e ricerche archeologiche, la vite e il vino sono presenti in Sardegna da circa 5.000 anni. Risalgono infatti a quest'epoca i primi ritrovamenti di anfore e coppe nelle zone occupate dai Nuraghi, l'antica popolazione che visse nell'isola. Nonostante l'età di questi reperti archeologici, si ritiene che la vite sia stata introdotta in Sardegna dai Fenici, durante il periodo nel quale occuparono l'isola. Si ritiene, infatti, che l'introduzione della vitis vinifera sia avvenuta nel VII secolo a.C., in modo particolare nelle colonie di Tharros, Othoca, Cornus, Bithia, Karalis e Noca, tutte situate nella costa occidentale. Un'altra importante scoperta archeologica - risalente al IV secolo a.C., in epoca romana - testimonia l'importanza storica del vino nell'isola. Nel 1984, nei pressi del Nuraghe Arrubiu di Orrioli - in provincia di Nuoro - è stato ritrovato un "laboratorio enologico" completo di tini e vasche vinarie per la fermentazione e per la conservazione del vino. Nel corso degli scavi sono stati inoltre ritrovati alcuni vinaccioli di varietà non identificabili. Data la strategica posizione geografica dell'isola nel bacino Mediterraneo, la Sardegna è stata - nel corso dei secoli - oggetto di conquiste da parte dei Fenici, Cartaginesi, Romani, Arabi, Aragonesi, Genovesi, Pisani e - infine - dei Sabaudi. A causa dell'influsso delle popolazioni che si sono succedute nel dominio dell'isola, la viticoltura e la produzione del vino ha fortemente risentito delle tradizioni e delle culture dei diversi popoli, vivendo alterni periodi di declino e di autentico splendore. Fra le popolazioni che hanno maggiormente contribuito allo sviluppo dell'enologia dell'isola si ricordano quelle provenienti dall'Egeo e dalla penisola Iberica. Si deve infatti proprio a queste popolazioni l'introduzione di nuove e fondamentali tecniche viticolturali ed enologiche, così come l'introduzione di nuove varietà di uva, ancora oggi presenti in Sardegna dove svolgono ancora un importante ruolo. Molte delle celebri uve della Sardegna - come Cannonau e Carignano - sono state introdotte dagli Spagnoli, tuttavia il patrimonio delle uve autoctone è piuttosto interessante e capace di produrre ottimi vini. Un evento fondamentale per la viticoltura della Sardegna - e per l'agricoltura - fu rappresentato dalla promulgazione della Carta De Logu. Fu infatti nel 1392 che Eleonora di Arborea - continuando il lavoro del padre Mariano IV - promulgò questo fondamentale documento che regol' la viticoltura e l'agricoltura fino al 1827. La Carta De Logu aveva fra i suoi obiettivi, quello di incrementare, tutelare e incentivare la coltivazione della vite e la produzione di vino. Addirittura erano previste pesanti multe e pene corporali per coloro che non ottemperavano alle leggi della Carta De Logu, fino anche a prevedere il taglio della mano a chiunque incendiava vigneti o li spiantava furtivamente. Chi non piantava vigne nelle proprie terre, queste venivano confiscate e concesse ad altri capaci di lavorarle. Alla fine del periodo feudale, scomparve la proprietà rurale e molte delle terre furono destinate a pascoli, poi, nel 1736 - per opera del marchese di Rivarolo - fu ripristinata la Carta De Logu, contribuendo a rilanciare la viticoltura della Sardegna. Fu proprio in questo periodo che i vini della Sardegna cominciarono a divenire conosciuti fuori dai confini della regione, in particolare il Cannonau prodotto nelle zone di Nuoro, il Vermentino di Gallura, la Vernaccia di Oristano, la Malvasia di Bosa, il Monica passito, il Girò, il Moscato e il Nasco. Lo sviluppo dell'enologia di Sardegna - qui come altrove - si arrestò con l'arrivo della fillossera: si salvarono solamente le vigne piantate in terreni sabbiosi. Fu solamente all'inizio degli anni 1950 che la viticoltura Sarda riprese il cammino grazie alla nascita di innumerevoli cantine sociali. In questo periodo la produzione era attratta dalla quantità piuttosto che dalla qualità, in particolare per vini rossi colorati e concentrati, con altra gradazione alcolica e spesso usati per il taglio di altri vini. Con l'arrivo della produzione di qualità - che esige basse produzioni nei vigneti - molte delle cantine sociali e private della Sardegna hanno cessato la loro attività. Questo evento - come in altre regioni d'Italia - ha permesso ai vini della Sardegna di raggiungere i grandi livelli di eccellenza dei giorni d'oggi, fra questi anche gli storici e tipici vini dell'isola prodotti con uve autoctone. |
Classificazione della Sardegna: I vini della Sardegna sono classificati in accordo al sistema di qualità in vigore in Italia. In Sardegna sono attualmente definite 19 zone DOC (Denominazione d'Origine Controllata) e una DOCG (Denominazione d'Origine Controllata e Garantita), riconosciuta al Vermentino di Gallura. La produzione della Sardegna è piuttosto vasta e interessante: oltre a vini bianchi e rossi, nell'isola si producono ottimi vini dolci e un vino dal sapore antico e complesso: la Vernaccia di Oristano, che meriterebbe certamente maggiore attenzione. Le 19 DOC della Sardegna sono: Alghero, Arborea, Campidano di Terralba, Cannonau di Sardegna, Carignano del Sulcis, Girò di Cagliari, Malvasia di Bosa, Malvasia di Cagliari, Mandrolisai, Monica di Cagliari, Monica di Sardegna, Moscato di Cagliari, Moscato di Sardegna, Moscato di Sorso-Sennori, Nasco di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Semidano di Sardegna, Vermentino di Sardegna e Vernaccia di Oristano. In Sardegna - come nelle altre regioni d'Italia - la produzione di vini IGT (Indicazione Geografica Tipica) è molto ricca e interessante, nei quali le uve autoctone sono spesso unite alle cosiddette uve internazionali. |
Zone di Produzione: In Sardegna la vite è coltivata in tutto il territorio della regione e molti dei vini DOC sono prodotti nell'intero territorio dell'isola. La Sardegna dispone di un patrimonio di uve autoctone piuttosto ricco e le uve introdotte nei secoli scorsi dalle popolazioni che ne controllavano il dominio, sono oggi considerate uve locali. Nell'isola si registra inoltre una presenza di uve internazionali solitamente utilizzate nella produzione di vini aggiunte a quelle locali. Nonostante in tutta la regione si producano diversi tipi di vini, in Sardegna si registra una certa divisione territoriale per quanto concerne la preferenza di produzione di certi tipi. Nella parte centrale e settentrionale si registra una maggiore produzione di vini bianchi, mentre la produzione di vini rossi è maggiormente concentrata nella parte meridionale dell'isola. Le principali uve bianche della Sardegna sono: Malvasia Bianca, Malvasia di Sardegna, Nasco, Nuragus, Semidano, Torbato, Vermentino e Vernaccia di Oristano. Fra le principali uve rosse si ricordano: Bovale, Caddiu, Cagnulari, Cannonau, Carignano, Girò, Monica e Nieddera. |
Vermentino di Gallura: L'uva bianca dalla quale si producono i vini bianchi più celebri della Sardegna è certamente il Vermentino. Nonostante l'uva produca ottimi vini in tutto il territorio dell'isola, la Gallura - il territorio che si trova nella parte settentrionale della regione - è la zona più classica e rappresentativa. Il Vermentino di Gallura - l'unico vino DOCG della Sardegna - è estremamente interessante, in particolare la versione superiore, che, in accordo al disciplinare, deve avere almeno 13.5 di alcol. La caratteristica principale di questo vino, di media struttura, è rappresentata dai suoi evidenti aromi e sapori di mandorla. Secondo fonti storiche, il Vermentino arrivò nella Gallura dopo il 1850, probabilmente giunto dalla Francia dopo avere transitato per la Corsica, dove è ancora coltivato. Nella Gallura il Vermentino è l'uva maggiormente coltivata e costituisce circa l'80% della produzione totale, mentre il resto è principalmente rappresentato da Moscato Bianco, Bovale, Caricagiola e Nebbiolo, la celebre uva delle Langhe piemontesi e che qui è utilizzata per la produzione di interessanti vini rossi IGT. |
Cannonau di Sardegna: L'uva a bacca rossa più celebre della Sardegna - così anche la più coltivata nella regione - è il Cannonau. Nonostante gli storici siano tutti concordi sul fatto che il Cannonau sia stato introdotto in Sardegna durante il dominio degli spagnoli, non è del tutto chiaro quale sia la varietà originale dalla quale proviene. Si sostiene infatti che il Cannonau sia piuttosto simile al Canonazo - diffuso nell'area di Siviglia - così come al Granaxo di Aragona e, infine - come ipotesi più diffusa - simile alla Grenache Noir. Il Cannonau è coltivato in tutta la regione, tuttavia la zona più tipica è quella della provincia di Nuoro, dove si trovano tre delle quattro sotto denominazioni del Cannonau di Sardegna: Oliena, Nepente di Oliena e Jerzu. La quarta sotto denominazione - Capo Ferrato - è situata nella parte meridionale dell'isola in provincia di Cagliari. Il Cannonau produce vini - soprattutto nella zona di Oliena - con gradazioni alcoliche elevate e strutture robuste, tuttavia l'introduzione delle moderne tecnologie enologiche consente oggi di produrre vini Cannonau eccellenti e molto equilibrati. A causa della sua bassa acidità, il Cannonau è anche vinificato insieme ad altre uve, generalmente autoctone, con lo scopo di migliorare l'equilibrio gustativo. |
Vernaccia di Oristano: La Vernaccia di Oristano è uno dei più suggestivi vini della Sardegna e che meriterebbe una maggiore attenzione e considerazione da parte dei consumatori. La Vernaccia di Oristano è anche uno dei vini più antichi della Sardegna - le prime notizie storiche risalgono al 1300 - ed è inoltre il primo vino della regione al quale è stata riconosciuta la DOC, nel 1972. Il vino si produce con l'omonima uva bianca, probabilmente autoctona della Sardegna. Nonostante la Vernaccia di Oristano si consideri a pieno titolo un vino bianco, la sua produzione è piuttosto diversa dalle tecniche enologiche per la produzione di questi vini. La vinificazione, la maturazione e l'affinamento si svolgono ancora secondo gli antichi metodi tradizionali, un processo che spesso fa ritenere questo vino simile al Jerez (Sherry) spagnolo, pur tuttavia mantenendo una propria e precisa identità. La maturazione della Vernaccia di Oristano avviene in botti di castagno scolme, nelle quali si sviluppa una colonia di lieviti (flor) che conferiranno al vino - dopo decine di anni - qualità organolettiche complesse e uniche. Il tempo rappresenta il segreto principale di questo vino, poiché maturando tende a migliorare e a esprimere straordinari aromi di mandorla, nocciola e il suo tipico aroma di rancio. |
Altre Zone: Oltre alle uve e ai vini descritti, è opportuno ricordare anche altre varietà tipiche della Sardegna e dalle quali si producono interessanti vini. Fra questi la celebre Malvasia di Bosa, prodotta in piccole quantità, dal sapore dolce e che con il tempo tende a migliorare aumentando la sua complessità e il suo fascino. Per quanto concerne i vini dolci, sono da segnalare il Moscato di Cagliari, il Moscato di Sardegna e il Moscato di Sorso-Sennori. Fra le uve bianche è opportuno ricordare il Nuragus che, dopo essere stata la principale uva in termini quantitativi dell'isola, oggi - grazie alle moderne tecniche enologiche - è capace di produrre vini qualitativamente migliori, lontano da quelli del passato, considerati "rustici" e modesti. Nella zona di Alghero vanno ricordati i vini prodotti con uva Torbato - di origine spagnola - sia bianchi, sia spumanti. Fra le uve rosse, è opportuno segnalare gli ottimi risultati che negli ultimi anni si stanno ottenendo con l'uva Carignano: vini di corpo ed eleganza che hanno da tempo conquistato i vertici dell'enologia Sarda. Altre uve rosse interessanti della Sardegna per la produzione di vini sono la Monica, il Cagnulari, la Nieddera e il Bovale, spesso utilizzato insieme al Cannonau e al Carignano. |
Elenco dei Comuni della Regione Sardegna
Chi siamo Contattaci Dove Immobili Case al mare Appartamenti in Sardegna
Partners La Gallura Sardegna Costa Smeralda Privacy e Cookies